Seminara è un comune di 2.826 abitanti della città metropolitana di Reggio Calabria in Calabria. Il centro è situato sul margine sud della Piana di Gioia Tauro
Custodisce la memoria storica di diversi avvenimenti cruenti delle Guerre d’Italia di cui è stato teatro, come la prima Battaglia di Seminara del 1495 tra la Francia e l’Alleanza della Spagna e di Napoli; la seconda nel ‘502, e la terza dell’anno successivo tra Francia e Spagna che, con il trattato segreto di Granada l’11 aprile 1500, hanno spartito il Mezzogiorno di Federico d’Aragona.
Secondo alcuni studiosi il paese ebbe origine nell’VIII secolo da monaci Basiliani che fuggivano dalla persecuzione dell’imperatore di Bisanzio, Leone III d’Isorico. Chiesa di Maria Santissima Addolorata;
Seminara, munita di possenti mura di cinta, nel XVI secolo divenne la più importante e popolosa della Calabria Ulteriore I. Nel ‘500 la città, quindi, visse la sua epoca d’oro tanto da essere paragonata alle città rinascimentali toscane.
Fu, così, che divenne meta di importanti pittori, scultori e letterati che lasciarono qui testimonianza del loro passaggio.
I terremoti del 1783 e del 1908 la rasero al suolo. Ricostruita ricalcando la vecchia pianta urbana perse, tuttavia, i suoi tesori architettonici più rappresentativi.
Al tempo del riordino amministrativo voluto da Championnet Seminara fu a capo del dipartimento della Sagra di cui facevano parte i comuni, tra gli altri, di Oppido, Taurianova e Gioia.
Nel 1807 rientrò, invece, nel governo di Palmi. Fu dichiarato comune autonomo nel 1811.
Il territorio comunale di Seminara vanta oggi però, diverse opere storico-architettoniche del primo Novecento, tra queste la più annoverata Basilica dell’Immacolata concezione, contenente la statua lignea della Vergine dei poveri, elevata alla dignità di basilica minore nel maggio del 1955 da papa Pio XII.
Esperienza
Nel panorama della lavorazione della terracotta in Calabria, Seminara rappresenta il massimo nel suo genere, per quanto riguarda la produzione che si caratterizza per le sue forme originali ed i colori vivaci. I “maestri pignatari” lavorano l’argilla ancora secondo tradizioni antichissime, con strumenti overi, ma con tanta fantasia.
Tipici esemplari di questa produzione di ceramiche sono le maschere, alcune di chiara matrice greca si riallacciano alle maschere del teatro e alle gorgoni; altre, dall’aspetto orrido e grottesco, hanno la specifica funzione di tenere lontani gli spiriti del male che, nel credo popolare, si materializzano negli invidiosi portatori di malocchio.
Queste, ancora oggi appese in posizione rilevante all’interno delle abitazioni, dimostrano come l’evoluzione dell’elemento decorativo, affidato alla fantasia dell’artigiano, si fonda con l’espressione tipica di credenze o fantasmi popolari.
I manufatti di Seminara figurano nei principali Musei italiani e stranieri non solo destinati alla ceramica, ma anche alla cultura popolare e, più generalmente, alla cultura materiale.
Il carattere distintivo più antico e costante della ceramica calabrese è costituito, dalla tecnica del graffito, tipico proprio della tradizione bizantina, in particolare di Squillace e Seminara.
Un ruolo particolare spetta alla produzione dei cosiddetti “babbaluti”, bottiglie antropomorfe di varia grandezza, la loro produzione, come nel caso delle maschere apotropaiche, è legata a una cultura di tipo animistico.
Un altro oggetto tipico della produzione seminarese sono le bottiglie a forma di ciambella. La loro particolare conformazione, oltre che simboleggiare il sesso femminile, data la spiegazione del mondo classico, riveste anche la funzione pratica di mantenere freschi più a lungo i liquidi contenuti.
Tra gli innumerevoli prodotti dell’arte ceramica seminarese, anche il caratteristico “riccio”, una strana bottiglia panciuta e irta di punte; le “lumiere” a olio, di chiara ispirazione cristiana, così come le bottiglie a forma di pesce o di colomba e la fiaschetta “a barilotto”, che il contadino portava legata alla cintura. Boccali con ornati a rilievo “cuccumi”, vasi da fiore “graste”, brocche con becco “bumbuleji”.
Uno degli altri aspetti di rilievo nella produzione è quello cromatico, ovvero l’utilizzo di colori come gialli intensi che spiccano sulle superfici ambrate del cotto o del paglino ingobbiato.