sanfili

San Fili

Nel XV secolo San Fili fece parte della contea di Rende appartenente ai dogi Adorno di Genova dal 1445 al 1529. Sembra che prenda il nome dalla nobile famiglia Sanfelice di origine normanna che nel XI secolo partecipò all’eredità del conte di Montalto. Dal 1532 Rende (o meglio San Fili) fu innalzata a marchesato e infeudata a Ferrente de Alarcon, famoso generale del Re Cattolico e poi di Carlo V, i cui discendenti la mantennero fino al 1806.
San Fili ha 3 frazioni: Bucita, Frassino, Cozzi. Hanno illustrato San Fili Vincenzo Miceli (1858-1928) professore di Diritto Costituzione e poi di Filosofia del Diritto nelle Università di Pisa, Palermo, e Perugia, e ancora Alfonso Miceli, suo fratello (1855-1940) presidente della corte di Appello di Napoli, entrambi nativi di San Fili ed appartenenti alla omonima famiglia baronale dei Miceli di Serradileo. In tempi più recenti dal Barone Marcello Miceli (1918-1992) Gentiluomo di Sua Santità Paolo VI, Giovanni Paolo I, e Giovanni Paolo II, e Cavaliere di Grazia e Devozione del Sovrano Ordine di Malta. Quando i Brutii, i Lucani, i Sibariti, i Crotoniati e i Thuri dominarono Pandosia , anche Acheruntia venne soggiogata. La sua importanza era dovuta essenzialmente al commercio che Consentia e Pandosia intrecciavano con Clampetia e Terina, sul Tirreno. Arintha coniò le sue prime monete durante l’alleanza crotoniate, dopo la distruzione di Sibari (511 a. C.). Era l’epoca d’oro della Magna Grecia. Dal 280 al 270 a.C. i Brutii e i Lucani furono alleati di Pino contro i Romani che li sottomisero e oppressero per lungo tempo. Nel 500 d.C. esisteva nel territorio di Arintha una parrocchia sorta nella valle dell’Emoli. Di una “Ecclesia Emolitana” è scritto in una lettera di Papa Gregorio I, nel 599, inviata al suddiacono Savino, regionario dei Brutii.Il territorio oggi sanfilese era compreso in quello di Acheruntia. Quando i Brutii, i Lucani, i Sibariti, i Crotoniati e i Thuri dominarono Pandosia , anche Acheruntia venne soggiogata. La sua importanza era dovuta essenzialmente al commercio che Consentia e Pandosia intrecciavano con Clampetia e Terina, sul Tirreno.Arintha coniò le sue prime monete durante l’alleanza crotoniate, dopo la distruzione di Sibari (511 a. C.). Era l’epoca d’oro della Magna Grecia. Dal 280 al 270 a.C. i Brutii e i Lucani furono alleati di Pino contro i Romani che li sottomisero e oppressero per lungo tempo.
Non conoscendosi documenti, possono formularsi solo ipotesi sul tempo e sui motivi dell’insediamento di popolazioni nella zona: nel VI secolo esistono comunità cristiane lungo la valle dell’Emoli; nei secoli successivi esistono, nella zona, centri di vita monastica bizantina che, per le attività lavorative che promuovono e sostengono, favoriscono l’accomunarsi di gente. Nel diploma di conferma di Ruggero II del 1144, è riportata una Ecclesia Sancte Venere cum pertinentis earum et rusticis hominibus qui sunt LX, donata da Drogone, signore di Montalto, nel 1115, al monastero di Santa Maria di Valle Giosafat di Gerusalemme.Nel secolo X le invasioni saracene costrinsero gli abitanti di Cosenza a rifugiarsi sui monti e quindi, presumibilmente, anche nella valle dell’Emoli.
Il Nome
Citato col nome di Felum nel Medioevo, in seguito fu denominato Terra Sancti Felicis, in onore di San Felice, santo venerato nella Chiesa parrocchiale di quel tempo. La denominazione San Fili comparve in un atto della fine del ‘600. Il Barrio lo denomina Felum; il Padula considera il toponimo di derivazione ebraica significante costruito su costone di monte. La tradizione popolare ripete la leggenda di Santo e figli, esuli e fuggiaschi.

ENOGASTRONOMIA

• Il ‘Pallone di fichi’ (‘u paddruni i ficu) è una sfera composta da morbidi, dolcissimi, deliziosi fichi cotti, avvolti in foglie di fico a formare un ‘pacchetto’ legato con foglie di rafia. È un prodotto tipico artigianale di San Fili e rappresenta una delle lavorazioni più antiche di questo frutto. Dai fichi si ricavano delle palle grandi come un pugno, formate da circa 20/25 fichi e pesanti circa 250 grammi. Si avvolgono in foglie di fico e si legano con rafia: aprirli e mangiarne uno è un’esplosione di dolcezza la cui sensazione persiste a lungo in bocca.
Storicamente il Pallone di fichi rappresentava un’antica forma di retribuzione che si è persa, ma per fortuna non si è persa questa prelibatezza che ancora resiste in Calabria.

• La Chjina sanfilese è un dolce di carnevale. In origine veniva preparata per la dilagante povertà e dalla necessità di utilizzare il tutto, senza sprecare nulla, nel miglior modo possibile.